Un attacco russo su Kiev causa 9 morti e 63 feriti, Trump spinge Zelensky verso un’intesa con Mosca: “Accordo o disastro”.
In una notte che ha riportato Kiev nel cuore del conflitto, un violento raid russo ha colpito la capitale ucraina causando 9 morti e 63 feriti, tra cui sei bambini e una donna incinta. La zona più colpita è stata quella nord-occidentale, dove un autobus è stato centrato da un missile. Il sindaco Vitali Klitschko ha confermato che “il bilancio è tragico, e tra i feriti ci sono diversi minori”. Allo stesso tempo, il ministero della Difesa russo ha annunciato l’abbattimento di 87 droni ucraini diretti verso la Russia e la Crimea.
Sul piano internazionale, la tensione cresce. A Washington, Donald Trump, oggi nuovamente presidente degli Stati Uniti, ha rilasciato dichiarazioni che stanno facendo discutere. “Dobbiamo fare un accordo con Zelensky … ma finora è stato più difficile”, ha detto. E ha aggiunto: “Penso di aver raggiunto un accordo con la Russia”, lasciando intendere che solo la resistenza ucraina ne impedisce l’attuazione.

Il piano USA e la risposta di Kiev
La proposta di Trump, già delineata con l’emissario Steve Witkoff e il Cremlino, prevede il riconoscimento russo sulla Crimea e sulle regioni occupate, l’abbandono del percorso verso la NATO da parte di Kiev, e la fine delle sanzioni contro Mosca. L’Ucraina, in cambio, otterrebbe generiche “robuste garanzie di sicurezza” da parte dei partner europei, promesse di ricostruzione, e la supervisione americana sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Ma da Kiev la reazione è stata netta. Il presidente Volodymyr Zelensky ha rifiutato la bozza, e il capo dello staff presidenziale, Andrii Yermak, ha ribadito: “Sosteniamo gli sforzi di pace del presidente Trump”, ma non a qualsiasi prezzo. La vicepremier Yulia Svyrydenko ha affermato che l’Ucraina “è pronta a negoziare, ma non alla resa”, insistendo su un “cessate il fuoco immediato e totale” come precondizione per qualsiasi intesa.
L’ultimatum di Trump e il rischio di isolamento
In quello che molti hanno definito un ultimatum, il presidente Trump ha lanciato un duro monito: “Può ottenere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese”. E ha accusato Zelensky di “non fare altro che prolungare lo sterminio”, accusandolo di “atteggiamenti incendiari e irrealistici sulla Crimea”.
La notizia è che Zelensky ha ufficialmente respinto la proposta americana, giudicandola inaccettabile. Mentre le bombe continuano a cadere su Kiev, il futuro della guerra sembra appeso a una linea sottile, tra diplomazia e distruzione.